Benvenuti a Grotte
CENNI STORICI:Le prime notizie riferibili al territorio risalgono al secolo XIV,allorchè il feudo venne occupato dalla famiglia Ventimiglia: in seguito, durante i; secoli XV e XVI, appartenne ai Montaperto, nobile famiglia di Girgenti. Nel 1634 il feudo con il paese, già formatosi nel suo primo nucleo durante il secolo sedicesimo, venne acquistato da Desiderio di Sanfilippo, il quale nel 1648 divenne duca di Grotte. Da questa famiglia, per matrimonio, il feudo pervenne, all'inizio del secolo XVIII, al Principe di Carini Vincenzo La Grua Talamanca e alla famiglia di questi il paese appartenne fino al 1812. Nel secolo XVIII Grotte attrasse l'interesse di tutta l'isola per essere stata teatro del debutto criminale, negli anni 1723 - 1724, di un bandito "di spirito pronto", al quale aveva dato i natali: tal Don Raimondo Sferlazza. Lo Sferlazza si era dato alla macchia per motivi passionali, come del resto quasi tutti coloro che in Sicilia erano stati posti fuori bando; egli si era unito ad un gruppo di "scorridori di campagna" dei quali era presto diventato il capo diventando l'incubo della Sicilia intera. Nel decennio successivo all'Unità anche a Grotte, come in molte altre città e paesi della Sicilia, manifesto la propria insofferenza per la soluzione moderata del Risorgimento sfociata nella monarchia sabauda. Nel 1868, infatti, elementi repubblicani di Grotte misero sul piede di guerra alcune bande che avrebbero dovuto agire in concomitanza con una centrale mazziniana costituitasi a Palermo ed in contatto con le centrali internazionali dell'agrigentino. Il moto fu scoperto prima che potesse passare all'azione diretta. Di risonanza nazionale furono gli avvenimenti di Grotte nel secondo Ottocento. Tra il 1873 ed il 1876 si determinò infatti nel paese uno scisma nella religione cattolica . Fu promosso dal sacerdote Luigi Sciarratta, vice parroco del paese, che recepì in una dottrina parecchi elementi della confessione evangelica e dette vita ad una vera e propria chiesa separata. In nome di questa si rivolse alla Diocesi agrigentina con una lettera a stampa nella quale invitava i fedeli a seguire la vera religione. Scomunicato da Pio IX lo Sciarratta venne presto abbandonato dai suoi seguaci, sicchè la sua chiesa separata finì con l'estinguersi per consunzione interna. Cittadina inquieta fu dunque Grotte nei secoli passati. Nel secolo appena trascorso non ha fatto parlare di sè se non per aver dato i natali a qualche personaggio benemerito della scienza, dell'arte e della cultura.
COLLOCAZIONE GEOGRAFICA:Grotte è una cittadina che si trova nella parte sud-occidentale della Sicilia, in Provincia di Agrigento da cui dista 21 km. La si può raggiungere in treno o in macchina dalla statale Agrigento - Caltanissetta , dalla provinciale Agrigento - Canicattì o dalla statale Agrigento - Palermo. Costruita a 520 m di altezza, è inserita in un territorio di 23,9 kmq, oscillante da 455 m a 600 m sul livello del mare. Presenta ambienti di bassa collina coltivati prevalentemente a vigneti, ulivi, mandorli e , in misura più modesta, si producono legumi, ortaggi ed alberi da frutta. Il paese offre larghi spazi panoramici che abbracciano gran parte della valle del Platani (chiusa sullo sfondo a Nord, dal massiccio Cammarata), il "Castelluzzo" di Racalmuto a Est e , per chi si rechi in cima alla dorsale, il vasto bassopiano a Sud-Ovest sulle cui escrescenze ondulate, all'orizzonte, si affacciano il mare, Castrofilippo, Naro, Favara ed Agrigento. Negli anni Settanta, l'Azienda foreste ha iniziato una lodevole azione di recupero delle zone più degradate e negli anni '90 all'interno della pineta è stata attrezzata un'area, nel demanio di Firrìo Piccolo, dove è possibile consumare pic-nic immersi nel verde. Come tutti gli altri paesi anche Grotte ha una sua cucina tradizionale. Tra i più importanti piatti o dolci troviamo: "li 'mpignulati" di San Martino. Si tratta di pasta sfoglia, ripiena di cipolle fritte, tritato di maiale, olive nere, olio, sale e pepe, che si attorciglia e si cuoce nel forno a legna. Per Santa Lucia si prepara la "cuccìa", frumento cotto con foglie di alloro e condito con zucchero. Per Natale si preparano "li purciddati", dolci ripieni di fichi secchi e mandorle, ricoperti di zucchero e decorati con la "diavolina". "Lu capuni chinu" è il piatto tipico di Natale: trattasi di un cappone ripieno con un impasto a base di pan grattato, formaggio, aromi, uova e tritato di manzo. Per San Giuseppe si preparano "li spinci", palline di pasta molle lievitata che fatte friggere in olio bollente vengono servite con lo zucchero; per pranzo si prepara la pasta con le sarde e la frittata con finocchio selvatico o cavolfiori, per rievocare la "tavulata" che anticamente veniva bandita per la gente più povera del paese. A Pasqua si realizzano "li panareddi", uova sode rivestite di pasta frolla o di pane dalle forme più varie. A settembre, dopo la raccolta delle mandorle, si prepara la "cubàita", dolce di mandorle e zucchero caramellato.